Decollazione del Battista

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Decollazione del Battista

Autore: Giovanni Mannozzi detto Giovanni da San Giovanni (San Giovanni Valdarno 1592-Firenze 1636)
Titolo dell’opera: Decollazione del Battista
Data di realizzazione: 1620
Tecnica e misure: Olio su tela, 234×170 cm
Provenienza: Chiesa di San Lorenzo

 

Il dipinto fu realizzato dal Mannozzi su commissione dei confratelli della Compagnia di san Giovanni Decollato per il loro altare nella chiesa di San Lorenzo. Su tale altare rimase fino al 1729, quando gli stessi confratelli ne fecero eseguire una copia da Jacopo Ciacci, donando l’originale all’Oratorio di Maria SS. delle Grazie. Dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale che distrussero parte dell’Oratorio l’opera fu ricoverata nella sagrestia della chiesa e di qui nel museo. La tela, firmata e datata al 1620, sotto la grata della bassa finestra dalla quale altri carcerati assistono con rassegnazione alla consegna della testa del Battista, il cui corpo giace riverso in un lago di sangue ancora sgorgante dal collo, rivela l’interesse di Giovanni per l’opera del Caravaggio ancora prima del suo documentato viaggio a Roma nel 1621. La fama delle opere del pittore lombardo era giunta a Firenze già ai primi del Seicento quando il cavalier Francesco dell’Antella aveva fatto liberamente replicare a Filippo Paladini proprio la Decollazione del Merisi per l’altare di famiglia nella chiesa fiorentina di San Jacopo in Campo Corbolini e aveva portato da Malta l’Amorino dormiente caravaggesco, oggi a palazzo Pitti, tradotto proprio dal Mannozzi in veste di Tranquillità d’animo nella facciata del palazzo dell’Antella in piazza Santa Croce. La luce di Giovanni non squarcia però drammaticamente la scena alla maniera caravaggesca, ma si sofferma sulla nuca, sull’abito prezioso e sulle perle della giovane Salomé, lasciando ancora ben leggibili i particolari in ombra. Così come il dramma solenne della tavola di Malta è stemperato nello svolazzo manieristico del panno del carnefice, nel suo ghigno caricaturale che ricollega Giovanni a quel gusto arguto per la satira burlesca tanto affine al suo carattere bizzarro e stravagante.